RADIO PATROL
ARDIMENTO, IMPRESE FANTASTICHE ED EROICHE

Due loschi individui sono sul punto di rapire una donna (si saprà ben presto che si tratta di Mollie Day, la famosa donna-poliziotto) ma il loro tentativo viene sventato dall'intervento del coraggioso ragazzo Pinky (Pinkerton) e del suo setter Irish, prima, e dell'autoradio n. 11 della polizia, guidata dal duro ma buono sergente Pat Mack, poi. Sembra cronaca di oggi ed è invece l'inizio (16 aprile 1934) delle strisce della “Radio Pattuglia” (la versione domenicale ebbe inizio soltanto l’11 novembre 1934), le cui vicende si snoderanno per un ventennio.
Con il suo poliziotto “qualunque” in divisa, il quale nulla aveva in comune con i “tenebrosi” agenti del F.B.I., la Radio Pattuglia costituì la risposta che il fumetto americano diede, in termini di sostegno della polizia, all'“eroe” criminale che troppo cinema aveva, in piena depressione, propagandato (Little Caesar, Scarface, Public Enemy), puntando sulla simpatia che l'asocialità dei delinquenti cattivava loro in non pochi americani. Questi, infatti, scossi dal crollo della Borsa avvenuto il martedì nero di quasi settant’anni fa (29 ottobre 1929) a Wall Street, erano spesso portati a identificare i criminali stessi in ribelli all'autorità prevaricatrice ed imbelle.
La strip va invero fatta risalire al ciclo di avventure “Pinkerton Junior” (derivate dalle vicende della Pinkerton's Agency fondata nel 1850 da Allan Pinkerton), pubblicato dal Boston Daily Record nell'agosto 1933 e i cui protagonisti erano stati per l'appunto Pinky ed Irish. Ma è solo con l'inserimento di Pat e Mollie che cominciarono le vere e proprie avventure della Radio Pattuglia.
Il lavoro in équipe - la quale verrà poi completata da “StutteringSam e sovrintesa dal capo della polizia - conferì un primo elemento di modernità alle vicende, mentre un altro tocco di modernità era dato dall'inserimento dell'energica quanto graziosa Mollie.
Un'autoradio, poi, è oggi cosa quanto mai comune, ma negli anni trenta un tale mezzo meccanico era addirittura avveniristico, almeno per noi italiani, e ciò spiega l'enorme successo che la “Radio Pattuglia” riscosse per lunghi anni ed è tuttora capace di riscuotere.
L'autoradio adempiva, invero, al compito di movimentare l'azione, con gli inseguimenti notturni di altre auto in fuga costellati di raffiche di mitra. Va tuttavia dato atto a Eddie Sullivan, già cronista di “nera”, dell'esemplare ritmo delle sceneggiature delle sue drammatiche narrazioni a largo respiro che seppe riprendere dalla dura realtà quotidiana, vista, non mancando di evidenziarne i risvolti sociali, nell'amaro contesto della varia umanità allignante lungo i docks del fronte del porto e dei derelitti vegetanti negli anonimi quartieri periferici di New York o nel Bowery. Né si possono tacere i meriti del disegno asciutto, ma curatissimo nei particolari, di Charlie Schmidt, le cui scenografie possono ancor oggi essere prese a modello: i vicoli maleodoranti con i bidoni della spazzatura e le bottiglie di latte, le indecorose terrazze con i lucernari, i vagoni della metropolitana nell'ora di punta, le spiagge popolari sono posti a contrasto con gli scorci dei grattacieli e le abitazioni di membri della società opulenta, edifici anch'essi realisticamente rappresentati, il tutto in un'alternanza di piani medi a primi piani e poi a piani americani.


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