TIM TYLER’S LUCK
LA VENTURA DI CINO

Le vicende africane dei due giovanetti Tim Tyler (Cino) e Spud Slavins (Franco) destano invariabilmente un sentimento ambivalente di amore-odio nei supercritici dei comics. Costoro lamentano l'antistoricità o, almeno, l'improbabilità dell'Africa di Lyman Young, quasi che la “vera” Africa equatoriale (nella quale sussistono non poche zone pressoché inesplorate, come la valle dell'Omo) non sia in gran parte ricoperta da foreste di alberi giganteschi e di fittissimi sottoboschi che si succedono a boscaglie e a savane steppose, oppure che non sia un'arca di Noè come tuttora si presenta (né i gorilla e neppure i leoni dalla criniera nera sono ancora estinti) o che le popolazioni che vi abitano non formino un caleidoscopio razziale (negri sudanesi e negri bantù) e soprattutto culturale (molto diffuse sono tuttora pratiche come l'infibulazione e la magia nera).
Gli stessi ipercritici sorridono dei cannibali di Lyman Young e delle vicende dell'impero da operetta di Karlos, il “re della giungla”: evidentemente dimenticano la tragicomica elevazione del cannibale Jean Bedel Bokassa, già capitano dell'Armée francese, al trono dell'Impero centro africano (ex colonia francese col nome di Ubangui-Chari) avvenuta a fine 1977 e la raccapricciante scoperta, appena due anni più tardi, dei ripugnanti crimini commessi dal sanguinario despota, morto il 4 novembre 1996 a Bangui, capitale della repubblica del centro africa.
È, invece, vero che parte delle fortune che arrisero in Italia a queste avventure fu dovuta all'ultima impresa coloniale italiana, ma non sembra che ciò possa essere addebitato a Lyman Young che, questo si, intese confezionare un fumetto d'evasione ma alla maniera delle avventure di Hemingway: in questo senso l'Africa di Lyman Young è veramente a metà strada tra fantasia e realtà e per Cino e Franco è quindi accettabile la definizione di fumetto naif.
Certo, un'Africa come quella nella quale si muovono la Pattuglia dell'Avorio o la Pattuglia Coloniale, e che costituisce un mondo meraviglioso posto appena oltre le copertine degli albi, invita anche molti adulti al sogno ad occhi aperti.
Cino e Franco raggiunsero l’Africa, per mano dell'allora ventiduenne Alex Raymond, il 23 maggio 1932 sulle strisce giornaliere e il 13 novembre dello stesso anno sulle pagine domenicali, per abbandonarla rispettivamente l'1 e il 30 giugno 1940.
La seconda guerra mondiale batteva ormai alle porte; tornati in America, Cino e Franco, come molti characters del tempo, diedero il proprio contributo alla difesa della madre patria, arruolandosi nella Guardia Costiera per far valere il loro coraggio contro quella che veniva definita Quinta Colonna: traditori, spie e sabotatori dapprima vagamente nemici, da ultimo chiaramente identificati con tedeschi o nipponici. Appartengono appunto a questo periodo, non meno interessante di quello africano, gli episodi riproposti alla lettura anche dei non più giovanissimi dalla Comic Art, nella collana Yellow Kid, i quali coprono l'arco di tempo che si estende dal 25 gennaio 1943 al 26 agosto dell'anno successivo, e quelli, presentati nella collana "New Comics Now", relativi a parte delle domeniche dal 23 giugno 1940 all 9 settembre 1945.
Ci sia concesso concordare  Henry Miller il quale scrisse che, ad una certa età, rileggere i libri della nostra infanzia e della nostra giovinezza diventa un imperativo. Altrimenti, rischiamo di andarcene senza neppure aver saputo chi siamo e perché abbiamo vissuto.

L'AFRICA DI LYMAN YOUNG
Nella cronologia delle strisce giornaliere di “Tim Tyler's Luck”, iniziata da Lyman Young nell'ormai lontanissimo 13 agosto 1928, la serie africana cominciò il 16 maggio 1932, sebbene soltanto sette giorni dopo Cino, Franco e il loro amico Roy Fleet atterrassero nella terra dei Wabami, nella quale il 15 ottobre dello stesso anno Cino incontrò la pantera nera Fang.
La Comic Art presenta, nel volume N.C.N. n. 36, che racchiude le strisce dal 10 aprile 1933 al 15 settembre 1934, gli episodi del miglior periodo della serie africana: il raimondiano “Sotto la bandiera del Re della Jungla”, che appare inaspettatamente ancora attuale, alla luce degli eventi verificatisi ad opera dell'“imperatore” Bokassa; “La misteriosa fiamma della regina Loana”, insolito momento di esoterismo derivato da “She”, lo stupefacente romanzo elaborato nel 1886 dall'inglese Henry Rider Haggard; “La Pattuglia dell'Avorio”, incontrata il 24 aprile l934 allorché Cino e Franco vennero salvati dalla tela alla quale erano stati appesi dal famigerato “Ragno”, che prosperava derubando del loro avorio i cacciatori di elefanti.

APPROFONDIMENTI

Un lunedì di agosto (il 13) di un anno ormai lontano (1928), un ragazzino di buon cuore, Tim Tyler, viene allontanato da un orfanotrofio avendo compiuto il quattordicesimo anno di età. Tanti anni dopo Tim saprà che il padre, Carlton Tyler, al tempo della nascita del figlio si trovava ad esplorare la regione dello Zambesi ed era tornato in America, ormai malatissimo, solo dopo che la moglie era morta di parto. Ma torniamo alle lacrimevoli vicissitudini in chiave giornaliera di Tim. All'atto del congedo dall'orfanotrofio il ragazzo riceve un contributo di ben cinque dollari. La modesta pensione dove trova rifugio va a fuoco ma il ragazzo riesce a far sgombrare in tempo tutti i  pensionanti, ma non se stesso. Viene salvato da un manesco bullo di strada poco più grande di lui, Spud Slavins, abbigliato con una bombetta e con due pantalonacci sorretti da bretelle. Qualche tempo dopo l'irruente giovane si era trovato impegolato nell'attività del contrabbando, di alcolici naturalmente, di una banda che aveva il progetto di rapire Peggy, figlia del banchiere Jordan Bussbee. Avendo sventato il ratto, Tim e Spud vengono assunti in banca, dove smascherano ripetutamente il corrotto funzionario Blackie Dawson, salvando così la sprovveduta Jenny Wrenn da un inopportuno matrimonio con Dawson e presentandole anzi quello che diverrà il suo nuovo fidanzato, il poliziotto Matty Murphy. E questo è l'inizio della frenetica successione di stentate avventure che l'autore Lyman Young, fratello di Murat "Chic" Young (Blondie), fece vivere alle sue caricaturali creature fin quasi alla metà del 1932 quando la fantasia dell'autore ebbe un'impennata e produsse molti ottimi soggetti, i primi dei quali vennero realizzati dalla penna di Alex Raymond, un paio d'anni prima che questi diventasse il titolare dei celeberrimi Flash Gordon, Jungle Jim e Secret Agent X-9.

 Il 14 ottobre 1929, due anni dopo la solitaria trasvolata atlantica senza scalo di Lindberg, la vista di un aereo "fulmina" i due ragazzi. Sono ancora i tempi eroici dell'aviazione. Qualche giorno dopo Tim e Spud, pensionanti presso la signora Fleet, fanno la conoscenza di suo figlio, il pilota Roy Fleet della Sky Lane Airwais, il cui presidente, Bascomb T. Moody, incarica Roy di insegnare loro a volare. Durante il primo volo di Tim, Roy salva la graziosa pilota Jane Blaine: intanto l'invidioso e vile Phil Saylo, figlio di un grosso azionista della compagnia e nipote di Moody, ripete le malefatte di Dawson, giungendo a tradire il principale, che in una base segreta a Raimbow Ridge sta costruendo, con l'ausilio di Tim, Spud, Roy e Jane, l'aereo più veloce del mondo che, propulso da un motore a getto, ma interamente costruito in legno, può volare anche come aliante. Rubato da complici di Saylo, alla fine, l'aereo esplode in volo.Un cinese, Abir Fancho, noleggia un aereo con Roy e Spud (Tim si imbarca come clandestino) per un viaggio che li porterà nel Grande Nord, alla Grande Muraglia e in India. Tim e Spu non lo sanno, e neanche l'autore, ma i due torneranno in America soltanto dieci anni dopo. Inizia così, il 5 settembre 1930, la terza avventura. Abir ha un nemico, il feroce bandito Cing-Li, che gli ha rubato un'anfora di bronzo piena di pietre preziose e ha rapito, non si sa per quale motivo, la piccola Molly Glenn, che viveva in Cina con un missionario e che alla fine dell'avventura ritroverà imprevedibilmente il padre, un ufficiale britannico dell'aeronautica. Il bandito ha un gemello, Chang-Li, detto l'Uomo della Luna perché vola soltanto di notte. Risolta la faccenda con la sconfitta dell'Uomo della Luna e la restituzione dei preziosi ad Abir Francho, e dopo essere venuti in possesso, a Bassora, del sacro rubino di Omar, i tre eroi capitano, ed è la quarta avventura (26 ottobre 1931-14 maggio 1932), nel minuscolo regno balcanico di Romancia, dove rimettono sul trono lo spodestato re Victoros, che era stato gettato in una segreta dall'usurpatore conte Karlin, il quale mirava ad impalmare la principessa Mardo, figlia del re. Al decollo per l'Africa, il re dona a Tim un anello portafortuna con un simbolo segreto e a Spud una busta da aprirsi in terra africana: contiene l'indicazione di un idolo d'oro incastonato di pietre preziose rubato da Nambi, lo stregone dei Wabami. Proprio durante questa avventura Raymonda fa sentire la sua mano, il cui tratto si affinerà durante le vicende africane di Tim e Spud: come non ammirare l'incantevole Mardo e non ricordare l'usurpatore, che appare già un'anticipazione dell'imperatore Karlos e del suo capitano Dumont?  

Il 16 maggio 1932 inizia il ciclo delle grandi avventure africane: il giorno seguente i nostri sostano a Bengasi e il  23 atterrano nel territorio dei selvaggi Wabani. Questo, sito nell'area centro-orientale dell'Africa equatoriale, non lontano dai Grandi Laghi, è popolato da un caleidoscopio di tipi umani (ma predominano i bantù) e nel suo seno, ricoperto di fittissime foreste che si succedono a boscaglie, a savane steppose e perfino a deserti, sembra annidarsi una vera arca di Noè: zebre, antilopi, giraffe, babbuini, gorilla, struzzi, leoni, leopardi, ghepardi, coccodrilli, fenicotteri, e inizialmente, altri animali che non potrebbero essere capitati in Africa se non per una svista (degli autori, s'intende). Qui Tim incontra, il 15 ottobre, la pantera nera Fang, che lo seguirà dovunque, tranne che nelle tavole domenicali, ritrova l'idolo dagli occhi di diamanti e restituisce al vero padre la donna-stregone dei Wabani, Nambi, la quale ha in realtà il prosaico nome di Janet Ross. E finalmente hanno inizio le avventure africane notissime in Italia per essere state quasi tutte pubblicate dal 30 dicembre 1933 al 1941, anche se ritoccate, dalla casa editrice Nerbini sui suoi periodici Topolino, Il giornale di Cino e Franco, Giungla, e Pisellino. La serie Tim Tyler's Luck sfondò subito in Italia, per una serie di ragioni: l'esotismo, stimolato dai racconti a dispense come I tre boy-scouts di Jean de la Hire e dal desiderio, sempre attuale, della grande avventura e della vita libera negli spazi aperti di un'Africa nei cui angoli poco battuti si poteva viaggiare sulle ali della fantasia; la propaganda coloniale, intesa a portare il popolo italiano alla guerra d'Abissinia, onde vendicare la sconfitta di Adua patita quarant'anni prima e liberare dalla schiavitù il Paese delle genti dal viso bruciato; la magnificenza delle illustrazioni, il cui tratto naturalistico raimondiano, con il frequente ricorso ai campi lunghi e con la nitidezza bidimensionale, la resa della profondità e il senso del movimento, condusse ad una rappresentazione, per così dire, quadridimensionale. Certo l'Africa di Young e Raymond non è quella di oggi: le spoliazioni colonialistiche sono state soppiantate dalla corruzione dei politici locali, che non arretrano davanti a nulla per ottenere ciò che vogliono. Chi volesse oggi incontrare gli stessi animali già elencati dovrebbe inoltrarsi nei grandi parchi nazionali e chi volesse trovare un'Africa autentica dovrebbe rivolgere la propria attenzione, se ne avesse il coraggio, al triangolo antropofago Congo Kinshasa-Congo Brazza-Repubblica Centroafricana e Paesi limitrofi (infestati dalle guerre etniche tra Tutsi e Hutu), dove c'è ancora la possibilità di improvvise ascese a troni vari da parte di imperatori da operetta quale il Re Karlos delle avventure fumettistiche o il, purtroppo reale, sanguinario cannibale Jean Bedel Bokassa imperatore al potere del Centro Africa dal 1976 al 1979.

Torniamo alle avventure africane di Cino e Franco, come furono battezzati in Italia Tim e Spud rispettivamente anche chiamati Tim e Tom per le pagine domenicali delle quali tratteremo in seguito. Dunque, il 4 aprile 1933 Tim e Spud trovano un soldato morente in una uniforme sconosciuta e due giorno dopo Roy Fleet, seriamente malato, viene condotto in portantina verso la costa ed esce di scena. Il 26 dello stesso mese i due giovani fanno si imbattono, presso le sorgenti del fiume Ugabi, in strani soldati negri appartenenti ad un misterioso corpo militare, organizzato per continue scorrerie sanguinose nei territori limitrofi, a capo del quale si è posto il sedicente imperatore bianco Karlos, già conte del minuscolo regno mitteleuropeo di Bogardia. Gli sono complici il colonnello Stagg e il capitano Dumont, che vorrebbe far sua Aleeta, la figlia del despota. La legione, con l'aiuto determinante di Tim e Spud metterà fine all'impero di Karlos. Con questo episodio si conclude la collaborazione di Alex Raymond con l'atelier di Young.       Il 23 ottobre 1933 inizia il racconto La misteriosa fiamma della regina Loana, splendido esempio di arte visuale su un soggetto ispirato allo stupefacente romanzo She di Herry Rider Haggard. Tim e Spud mettono fine al regno della fatale regina, che vive ormai per merito della lampada che assicura la vita eterna, dimostrando al massimo ventidue anni. La storia si conclude con la striscia del 7 aprile 1934. Due giorni dopo ha inizio la celeberrima serie di avventure imperniate sulle vicende de La pattuglia dell'avorio del capitano Clarke che si protrarranno, scandite in tanti episodi, fino al 9 maggio 1940 (Il segreto del dr. Carlyle). L’uniforme di questi “ranger” che lottano contro il bracconaggio e il commercio illegale di avorio e di pellicce, è costituita da un cappello a larghe tese (poi all’australiana, con la falda sinistra rialzata e recante l’emblema del corpo: due zanne di elefante incrociate), un fazzoletto al collo pendente sul torace, pantaloni listati di scuro infilati in calzettoni e quindi in scarponcini, poi sostituiti da pantaloni scuri alla cavallerizza infilati in stivaloni lucidi. Tim e Spud incrociano la Pattuglia dell’Avorio il 24 aprile 1934, allorché vengono salvati dalla tela alla quale erano stati appesi  dal famigerato “Ragno”, e vi prestano servizio fino alla scadenza del periodo di ferma (8 e 9 maggio 1940), andando incontro a mirabolanti avventure, tra le quali non possiamo non ricordare almeno le prime: La tribù degli uomini leopardo, Una strana avventura tra i gorilla, Nel favoloso regno del passato e Alla ricerca dell’uccello Dedè.

Poi Tim e Spud, lasciata nella sua terra d’origine la pantera nera Fang, incontrano il professor Carlyle che, morente, dona ai due, ormai baldi giovanotti, i progetti di un veicolo – il “Pesce Volante”, propulso da un motore a getto con onde d’aria, capace di spostarsi nei cieli, sotto e sopra l’acqua e finanche sulla terraferma – e li invita a recarsi nell’isola di Penn, dove il veicolo stesso è in costruzione; di conseguenza l’11 giugno 1940 Tim e Spud partono dall’Africa Occidentale su un cargo, per sbarcare in America il 3 dello stesso mese. A questo punto hanno inizio le avventure che, dal 22 giugno 1940, vedono Tim e Spud impegnati nella Pattuglia Costiera USA in lotta senza quartiere contro la Quinta Colonna, denominazione importata dalla Spagna e ammantata di mistero che, a cavallo del 1940, era usata in tutto il mondo per indicare la massiccia e organica infiltrazione di agenti segreti nemici nei centri nevralgici, industriali e bellici, di ciascun Paese. 

Le avventure di Tim e Spud sulle tavole domenicali, che iniziano il 19 luglio 1931, vedono i due ragazzi, pensionanti della signora Fleet  (ma il figlio Roy Fleet non compare mai), occupati nell’aerodromo, diretto dal signor Moody della compagnia di trasporti aerei Sky Lane Airways presieduta dal signor Bixby. Si tratta di tavole autoconclusive dove i due giovanissimi piloti sono generalmente alle prese con le mascalzonate di Phil Saylo in avventure aviatorie che pure tanto appassionavano i giovani dell’epoca e nelle quali dagli inizi del 1932 si fa sentire la mano del grande Alex Raymond che ormai era di casa nell’atelier di Lyman Young. Improvvisamente, dal 9 ottobre 1932, ecco l’avventura di grande respiro anche sulle domenicali. Un indiano viene pugnalato nell’ufficio di Moody, probabilmente dal bandito Blascoe, per rubare i documenti che attestano la proprietà di un tesoro. E’ l’avvio di una vicenda che porterà i nostri eroi (Tom imbarcato a forza e Tim clandestino a bordo) in Africa dove giungono per mano dell’ormai titolare Raymond , il 13 novembre 1932, sei mesi dopo l’analogo evento narrato nelle strisce giornaliere. Con loro arrivano altresì Marcella Rhoades, che possiede la mappa di un tesoro, e Blascoe che trova in Africa il compare Dookin e Paul Hartly, amico di Bill, il padre già morto di Marcella che ha una carta dettagliata della regione del Tongo. Una volta partiti, presumibilmente verso l’America (19 marzo 1933) Marcella e Paul, che hanno recuperato il tesoro, l’episodio Nelle foreste africane può considerarsi concluso con il gruppo di quattro tavole  comprese dal 2 al 23 aprile che segnano un rimarchevole caso di parallelismo  tra versione giornaliera e domenicale del “serial” Tim Tyler’s Luck: l’incontro con i mercenari de Il Re della giungla. Seguono, dal 30 aprile al 6 novembre, le tavole con avventure prettamente africane: Nel paese dei gorilla e dei cannibali. I due eroi fanno la conoscenza dell’indigeno Akusa, dei cacciatori Delcie, Blair e Hooker (nonché gli uomini leopardo anticipatori di quelli famosi delle strisce) e poi dell’aviatore postale Norton e dell’evaso Blanton. Notiamo qui che le avventure presentate nelle tavole settimanali, nonostante una certa sommarietà del tratteggio psicologico dei personaggi, ove si eccettuino le figure dei due protagonisti e del sergente Gates, sono dal punto di vista della figurazione narrativa, prive della lentezza e della staticità riscontrabili nelle tavole domenicali  di altri “comics” pur famosi, mentre dal punto di vista estetico sono grandemente avvantaggiate rispetto alle strisce giornaliere – dal maggior spazio a disposizione del disegnatore. E figuriamoci quando le favolose avventure di Tim e Spud si svolgono in Africa, raccontata e illustrata da un grande come Raymond, ormai alla conclusione della collaborazione con Lyman Young. Anzi proprio in queste finali occasioni Raymond realizza le prove tecniche della sua futura produzione: non soltanto, ovviamente, in Jungle Jim, ma realizzando tutto un armamentario di tipizzazioni che ritroveremo nelle sue tavole soprattutto in Flash Gordon. 

Poi Tim e Spud partono da soli alla ricerca del tesoro di Bill Slocum (Nel cuore del Tongo), in un’avventura (dal 3 dicembre 1933 all’1 aprile 1934) che è la prima di una lunghissima serie di vicende. Seguono le tavole domenicali dall’8 aprile al 24 giugno (Contro il filibustiere): si tratta di un breve racconto, durante il quale Tim e Spud fanno la conoscenza di Thorpe, ladro di gioielli, e dell’esploratore Tad Cooper, insieme al quale vanno verso l’avventura, esteticamente tra le migliori del ciclo e visibilmente derivata da romanzo She del quale abbiamo parlato: I cannibali delle rupi (1 luglio-28 ottobre 1934). Nel corso dell’episodio i tre ritrovano la inselvatichita Nona Mala, figlia di un defunto esploratore, divenuta procacciatrice di vittime per i tenebrosi riti dei selvaggi che volteggiano appesi a liane, i quali dimorano negli anfratti di un misterioso canyon. Nel successivo racconto, I diamanti neri (4 novembre 1934-9 giugno 1935), va rilevata una spettacolare battaglia tra opposti schieramenti di selvaggi: quello del capo Karako, capeggiato da Spud, montato su elefanti, e quello del re Nyamga, montato su struzzi. Sconfitta la banda dei pirati del fiume, nella domenicale del 23 giugno 1935 fa finalmente la sua apparizione la “Pattuglia Coloniale” comandata dal colonnello Cragg, il ciclo della quale si estende fino al 30 giugno 1940, quando al ritorno da una missione (Il ratto di Lulona) Tim e Spud trovano misteriosamente abbandonato il quartier generale della Pattuglia.

Con questo ciclo, illustrato quasi sempre in luminosi esterni di un’Africa mitica e coreografica, Young racconta di un mondo fantastico, nel quale un moderno ordine cavalleresco – i cui adepti indossano l’uniforme tipica delle truppe coloniali (costituita dal casco africano, dalla giacca sahariana, da calzoni alla cavallerizza e da stivaloni) – sostiene i valori universali della\lotta del bene contro il male comunque si presenti. Come, più di un anno prima, aveva fatto con la “Pattuglia dell’avorio” della versione giornaliera, Tim si arruola nella “Pattuglia Coloniale”  l’11 agosto 1935, rimanendo peraltro orfano – fino al 9 maggio 1937 – del “partner” Spud (che per motivi non ben spiegati nel testo si ritroverà arruolato e addirittura graduato), ma non ne indossa l’uniforme che il 7 marzo 1937 di punto in bianco  mentre è in viaggio sul suo cavallo Thunder (nella tavola precedente Tim vestiva ancora i suoi panni civili). I due eroi vivono con il sergente Gates una lunghissima serie di avventure, molte delle quali rimarchevoli per qualità narrativa, come quella con i giganti neri e quella di Abu Tayi, quest’ultima di selvaggia bellezza.

In Italia le avventure pubblicate sulle tavole domenicali dei nostri eroi ebbero notevole fortuna ma, per ragioni di concorrenza tra l’Editore Mondatori e le case editrici Moderna e Universo dei fratelli Del Duca, finirono per venire pubblicate, spesso pesantemente ritoccate e mutilate di vari quadretti, su quattro periodici: “Topolino”, “Intrepido”, “La Risata” e “Paperino”. L’infittirsi della bufera in Europa, la possibilità dell’estensione del conflitto in Asia e nel Continente Nero (e a ciò collaborerà pesantemente il governo italiano dell’epoca) e di un coinvolgimento degli Stati Uniti consigliarono l’Autore a far trasmigrare i due giovanotti dalle savane di un’Africa possibile terreno di invasione di truppe corazzate ai confini marittimi dell’America. Così repentinamente , il 7 luglio 1940, Tim e Spud si ritrovano arruolati , anche in versione domenicale, nella stessa “Pattuglia Costiera” nella quale erano finiti nella versione giornaliera. Ormai la lotta è contro astuti e spietati sabotatori e spie, ben presto raffigurati con fattezze teutoniche e più tardi nipponiche secondo gli stereotipi correnti. Tim e Spud hanno finito di camminare. Per dirla con Carlo della Corte, per le vastità sconfinate di un’Africa dove tutto è macroscopico e pantografato: fiumi enormi, praterie sconfinate, cieli carichi d’azzurro e spalancati come le porte di un paradiso, oppure foreste sterminate. La guerra, fatta non di carta ma di sangue e di orrori, bussa ormai alle porte anche dell’America e i due giovanotti devono dare il loro contributo propagandistico, questo si di carta, alla difesa della patria.

(Testo di Giuseppe Pazienti, pubblicato sul Catalogo di Expocartoon nel maggio 1998 in occasione della mostra: 1928-1938,l’epoca d’oro dei comics: Tim Tyler’s Luck  a cura di Rinaldo Traini)                                                                                                                              

Cino e Franco: profilo dei personaggi    

Tim Tyler e Spud Slavins: lo storico del fumetto Coulton Waugh, nel suo volume ”The Comics” del 1947, uno dei primi saggi organici del genere, riferisce di aver rintracciato nella Biblioteca Nazionale di New York l’annata 1932 del supplemento domenicale dell’ “American Journal”, dove apparivano, tra le altre, tavole domenicali di “Tim Tyler’s Luck” (La fortuna di Tim Tyler) di Lyman Young, deducendo che, poiché quelle sembravano essere le tavole più antiche del fumetto dedicato ai due imberbi giovincelli, certamente la data di nascita di quella produzione fumettistica si poteva tranquillamente collocare al principio di quell’anno

Sulla falsariga di questa notazione induttiva, quasi tutti gli esperti del settore, parlando di Cino e Franco (Tim e Spud) si sono riferiti alla data riportata da Coulton Waugh e riconfermata anche da Clark Kinnaird (che ebbe addirittura l’imprimatur del King Features Syndicate). Abbiamo poi  saputo dalla viva voce di Lyman Young, che questo fumetto vide la luce  nei ruggenti Anni Venti ed esattamente nel 1928. I due giovani eroi dell’avventura africana sono più vecchi di Tarzan e di Buck Rogers. Il fumetto dedicato alla “fortuna di Tim” era maturato dalla matrice umoristica caratteristica dei comics nordamericani degli Anni Venti e ne conservava le venature grafiche caricaturali, la rappresentazione ambientale di un’America minima e il sapore umoroso legato ai fatti di tutti i giorni, pur su un canovaccio appesantito dalla tradizione manieristicamente letteraria dickensiana gravida di venature patetiche ed esemplari. Cino, fanciullo solo al mondo (negli anni successivi suo padre farà una fugace apparizione nelle strip e morendo sancirà definitivamente la condizione di orfanello del protagonista) offre lo spunto per sollecitare nel lettore benpensante e incantato un ottimismo acritico senza ripensamenti e riflessioni. Erano gli anni della “grande crisi” e la dottrina del New Deal, subito accorsa in soccorso della sfiduciata nazione americana,  trovava sulle pagine quadrettate dei comics lo spazio per mitigare le inquietudini e i furori che dilaniavano la società di quegli anni. Il piccolo Tim, un biondo efebo serioso e improbabile, incontra nell’orfanotrofio dove è ricoverato un compagno che gli diventerà inseparabile: Spud, grossolano ed estroverso, vestito della classica divisa che spesso il cinema attribuiva ai comprimari e ai bulli di quartiere – pantaloni sostenuti da bretelle, bombetta rigida e camicia senza colletto – rappresenterà il contraltare divergente, ma necessario, del timido Tim (peraltro titolare della testata), seguendo la tradizione iconografica delle coppie celebri del teatro e del cinema americani. I due fuggono dall’orfanotrofio e iniziano la loro lunga avventura.                                   Il 1930 rappresentò un’autentica rivoluzione nei fumetti: il grande tema dell’avventura a tutto tondo  e il segno grafico portato ai limiti della rappresentazione realistica condizionarono tutta la produzione di quegli anni. Il cinema forzava ormai con le sue immagini realistiche, dove l’elemento drammatico era imperniato sul movimento delle inquadrature e dal suono, un modo di rappresentare dunque che lasciava ben poco margine alla fantasia del fruitore; la suggestione si faceva elemento predominante: i comics che per anni erano stati legati alla tradizione della satira e dell’umorismo (con l’utilizzo spesso del surreale e dell’assurdo in uno spettacolo più vicino all’arena del circo che al racconto fantastico) trasferirono con una notevole perdita di carica interiore la loro rappresentazione verso i lidi più sicuri e scontati dell’intrattenimento basato sulla suspence e i colpi di scena. Cino e Franco resistettero un paio di anni ma già in piena recessione (1930) furono proiettati in quell’avventura che doveva poi portarli nel Continente Nero per essere coinvolti definitivamente insieme a pantere, leoni, giraffe, negri e malfattori, in un tradizionale intrattenimento d’evasione. Anche il tratto grafico, complice il grande Alex Raymond, si adattò alla situazione epica ed eroica. Un’Africa vista attraverso i veli romantici, ma non per questo meno censurabili, di un ingenuo colonialismo: falsa, antistorica, romanzesca. Gli uomini di colore, che compaiono nelle storie di Cino e Franco, non sono nemmeno delle comparse: fanno parte della scenografia come le palme e le praterie. Non hanno anima come gli elefanti e i coccodrilli. Ad essi si attribuisce semmai un pittoresco e fascinoso folklore degno del peggior proselitismo turistico. L’amore verso il Continente africano è equivocato, sublimato attraverso i pregiudizi e i luoghi comuni e non è certamente un caso se in Italia questo fumetto riscuotesse tanti consensi mentre ferveva l’impresa coloniale italiana in Africa Orientale. I due ragazzi dopo un paio di avventure che prendevano lo spunto da fortunati best seller letterari (La Regina Loana fu ispirata dal romanzo Atlantide di Pierre Benoit) trovarono la loro collocazione stabile nella “Pattuglia dell’Avorio” del Capitano Clark che ricordava uno dei tanti reggimenti coloniali che l’Impero Inglese dislocava con compiti di polizia nei Dominions africani. La Seconda Guerra Mondiale doveva aprire una parentesi a questa attività: tornati in patria i due ineffabili  e cattivanti giovinetti  faranno la loro parte nella Guardia Costiera (c’è un corpo di polizia per ogni eventualità), sbaragliando spie, sabotatori e rinnegati. Terminata la loro missione in favore dello Zio Sam , torneranno nella loro poco proponibile dimensione africana, tra i pochi sopravvissuti  di un colonialismo morto (per fortuna!) da un pezzo, a rinverdire  nella loro pattuglia la missione civilizzatrice del “buana” bianco fra popoli neri in perizoma, con anelli al naso e armati di scudo e lancia. Su questa coppia celebre dei fumetti aleggia anche l’insinuazione, se tale può essere, di essere stati legati da un indissolubile e duraturo rapporto omosessuale. Fatto sta che il lunghissimo sodalizio tra i due non fu mai incrinato dalla presenza femminile, che anche quando fece la sua apparizione in qualche storia, ebbe sempre un ruolo sussidiario e marginale  o comunque distante da qualsiasi contatto emotivo con la coppia. Questa rivelazione fu resa pubblica nel corso del 1°Salone dei Comics di Bordighera del 1965  ad opera di alcuni studiosi francesi. Erano ancora tempi duri per i “gay” e la comunicazione lasciò esterrefatti ed indignati i cultori di Cino e Franco che reagirono con furore alla maldicenza, soprattutto l’editore Giusepe Spada che in quegli anni andava pubblicando con successo tutti gli eroi americani dell’epoca d’oro. Ma come si dice: la calunnia è un venticello…e da allora ai due inseparabili amici restò incollata  l’etichetta dei due più celebri “gay” della storia del fumetto. E chissà se questo sospetto non abbia accentuato il fascino morboso dei due eroi africani.  Nel 1972 chiesi a\Lyman Young quale fosse il rapporto tra Tim e Spud mettendolo al corrente delle chiacchiere di Bordighera. Si fece una risata, dicendomi: per quanto ne so io non mi risulta, ma dopo quello che ho saputo alla National Cartoonists Society su alcuni colleghi insospettabili, non metterò certo la mano sul fuoco per Tim e Spud. E chiuse così, dimostrando di rispettare la privacy delle sue creature più di quanto facessero alcuni esegeti del cartooning.

Rinaldo Traini

 .       

                                              

                         

                                                  

[Inizio Pagina]