MANDRAKE THE MAGICIAN
L'UOMO DEL MISTERO

Mandrake the Magician è ancor oggi una stella di prima grandezza nella “Hit Parade” dei comics, in virtù della grande popolarità conquistata nel lontano 1934, quando ebbe la ventura di trovarsi a fronteggiare, per la prima volta, il suo ricorrente nemico dal significativo nome di “Cobra”, misterioso personaggio incappucciato dall’aspetto mongolico che con la sua magia nera vuole impadronirsi del mondo.
La sua apparizione, dopo una suspense durata cinque strisce, fu sensazionale: mentre l’ispettore Ralph Sheldon del servizio segreto americano, sua figlia Barbara e il suo assistente Tommy Lord erano convenuti, in ore piccole, nella residenza dell’ambasciatore Van der Griff, al quale erano stati sottratti documenti di vitale importanza per le sorti della pace mondiale, la luce prese ad abbassarsi lentamente e si sentì bussare all’uscio. Apertolo, apparve un erculeo nubiano in calzoncini, pelle di leopardo sul torso, fascia alla cintola, fez e piedi nudi il quale, dopo essersi presentato come Lothar, annunciò enfaticamente il suo padrone: Mandrake, l’uomo del mistero. Costui, un compito giovane con i capelli impomatati e i baffi alla Menjou, indossava uno smoking (in seguito divenuto frac) con bianca cravattina a farfalla, una corta mantellina, un cilindro ed un bastone da passeggio con piccolo pomello.
Fra improvvise sparizioni fragorose ed altrettanto improvvise riapparizioni silenziose, Mandrake dimostrò di possedere tutte le capacità catalogabili come magiche: levitazione, telecinesi, invisibilità, proiezione del pensiero ed altre virtù, quale la trasformazione di persone in animali, violentemente stimolanti -- al pari dei bisbigli misteriosi, tetri castelli, trabocchetti, uomini senza volto, gobbi, gorilla dal cervello umano, pitoni giganteschi ed altri schifosi animali -- per i lettori dell’epoca già suggestionati per conto loro dai film dell’orrore imperanti a Hollywood nei primi Anni Trenta.
Parto della fantasia narrativa di Lee Falk e mediato dal disegno -- talora sommario ma sempre preciso e giustamente espressivo, contrappuntato da ricchi chiaroscuri attenuati da un sapiente uso del retino -- di Phil Davis, Mandrake the Magician comparve come striscia giornaliera l’ll giugno l934 sul New York American Journal per lanciarne la “Floyd Gibbons daily Page of Thrill and Mystery”. Dal 29 novembre dello stesso anno Falk e Davis gratificarono Mandrake della presenza di un’affascinante donna un po’ discinta, la principessa Narda di Cockaigne, la quale finirà per divenirne l’eterna fidanzata. Al pari di Narda, che riconduce il mago ad uomo capace di amare e dunque di soffrire, anche Lothar concorre con la sua forza ad assicurare la dimensione umana di Mandrake, la cui magia bianca potrebbe soccombere alla magia nera, che può avvalersi di malvagi artifizi vietati a chi è rivolto al bene.
Se nelle tavole domenicali, che apparvero il 3 febbraio 1935, Mandrake -- in compagnia di due agenti dell’Interpol, il giovane Pierce e l’anziano Duval, incaricati di scoprire l’ubicazione del regno segreto degli assassini capeggiati da King Bull Ganton -- venne ripreso, senza giacca e con i pantaloni sostenuti da straccali, mentre si andava aggiustando il cravattino, non poco spettacolare si dimostrò l’entrata in scena di una sua collaboratrice, la pantera nera Rheeta, che si trasformò poi (la trasmutazione si sarebbe ripetuta più volte, nelle situazioni più critiche) in un’avvenente giovane, qual era realmente, che finì per sposare Pierce.
Mentre i racconti a prosecuzione domenicale sono prevalentemente favole meravigliose da essere lette o raccontate davanti al caminetto, la versione giornaliera seguì sempre la letteratura in voga successivamente presso soggettisti e sceneggiatori degli studios californiani. Così l’atmosfera “gotica” dei primi nove racconti, trattati vieppiù con robuste iniezioni di garbato ma frizzante umorismo (si pensi al lupo mannaro rivelatosi fenomeno da baraccone o al vecchio pazzo mascherato da mummia vivente), cedette il passo a generi più leggeri come quelli esotico (esemplificato da “Un mondo sconosciuto”, dove, in una terra tropicale situata nell’Antartide, compaiono uomini di Neanderthal e Cromagnon) e poliziesco (“I misteri del museo”), ai quali seguirono racconti, in verità di trame un po’ debolucce, imperniati sulla stessa mecca del cinema, ad imitazione della Hollywood che prende in giro se stessa (“L’uomo magico”), e poi episodi di controspionaggio (“Nel covo delle spie”) per approdare infine alla fantascienza e al bondismo.
Parallelamente a questa evoluzione, l’Uomo del Mistero degli inizi, protagonista di leggendarie imprese impossibili, era fatalmente costretto a mutarsi in grande illusionista cui restavano le meno spettacolari delle antiche virtù: l’ipnosi, la suggestione, la telepatia, il ventriloquio.
Le avventure di Mandrake sono state disegnate da Phil Davis (coadiuvato dal 1942 dalla moglie Martha) fino al febbraio 1965, da Martha Davis nel periodo marzo-giugno 1965, da Fred Fredericks a partire dal giugno 1965.


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